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Digiuno modificato o digiuno intermittente

Digiuno modificato o digiuno intermittente

Si parla sempre più spesso di digiuno intermittente e molte sono le domande che mi rivolgono i pazienti a tale proposito:

  •  Si deve mangiare a colazione anche se non si ha fame, altrimenti si può star male perchè la colazione è il pasto più importante della giornata.
  • Non posso saltare il  pasto perché devo lavorare e concentrarmi  e posso sentirmi male perché il cervello ha bisogno di  zuccheri.
  • E’ indispensabile mangiare 5 pasti al giorno altrimenti il metabolismo si rallenta…..
  • Se salto un pasto…non avrò fame?

 
Queste sono le affermazioni più comuni che mi capita di sentire!
Facciamo chiarezza sul digiuno intermittente.

Fame limbica e fame somatica

Innanzi tutto distinguiamo due tipi di fame: la fame limbica (quella della “testa”) che dipende dalle nostre abitudini e cultura, ci fa venir fame ad una determinata ora perché il nostro cervello si è abituato a mangiare in quel momento specifico.
Basta riflettere che se siamo impegnati in qualcos'altro non ci accorgiamo nemmeno di non aver mangiato.

La fame somatica, “quella vera” : il corpo ha veramente bisogno di mangiare.
Se seguiamo un protocollo di digiuno intermittente il corpo impara nuovi orari nei quali aspettarsi il cibo e reagisce di conseguenza.
 

In cosa consiste il digiuno intermittente o modificato?

E’ una strategia nutrizionale in cui nelle ore di digiuno ci si astiene dall’assumere qualsiasi cibo. Il digiuno determina una progressiva selezione di grassi come carburanti corporei. L’utilizzo di aminoacidi provenienti dalle proteine muscolari (precursori della gluconeogenesi) termina abbastanza rapidamente e sono utilizzati invece acidi grassi da cui derivano i corpi chetonici o chetoacidi. Durante il digiuno si evidenzia un bilancio negativo dell’azoto, che può essere annullato da una supplementazione aminoacidica o proteica.
 
In relazione alle ore di digiuno si distinguono vari tipi.

Digiuno 16-8

16 ore di digiuno e 8 di alimentazione almeno 2 volte a settimana.

“Eat stop eat” di Brad Pilon

24 ore di digiuno 1 o 2 volte a settimana. In pratica si rimane in normocalorica tranne nei giorni del digiuno dove si fa solamente un pasto (esempio il digiuno inizia oggi a cena e si rinizia a mangiare dopo 24 ore, cioè domani all’ora di cena).

ADF (alternate day fasting)

Giorni di digiuno alternati. In pratica 36 ore di digiuno. Questo è un metodo poco usato perchè di difficile attuazione, ma molto spesso utilizzato nella ricerca. In realtà negli studi si alternano giorni con una grande restrizione calorica (500-600kcal) a giorni ad libitum (mangiare a sazietà).
   

Warrior diet

E’ forse il metodo più conosciuto, la versione originale non è un vero digiuno intermittente. Durante il giorno si possono introdurre pochissime kcal provenienti da verdura fibrosa e/o frutta secca, e si cena con un unico pasto prima verdure, poi proteine e infine carboidrati.
 

Ma il digiuno fa male?

Dipende dal digiuno e dalla sua durata.
Vediamo cosa hanno dimostrato gli studi scientifici.
Il digiuno intermittente e la restrizione calorica non peggiorano - ma anzi migliorano - la performance del cervello umano e aumentano l’efficacia metabolica del nostro organismo a patto che non si protragga per molti giorni e in tal caso deve essere necessariamente guidato da un professionista e non autogestito.

Il  digiuno, (come la chetogenica) fa male perché determina un eccesso di corpi chetonici nel sangue: vero o falso?
Assolutamente falso!
La chetonemia non rappresenta un fatto patologico (come invece accade nel diabete scompensato) ma un adattamento biochimico fondamentale per assicurare una lunga sopravvivenza.
Dopo 36/48 ore, i corpi chetonici, in particolare l’Ac.-beta-idrossibutirrico, raggiungono una concentrazione sufficiente e nel cervello viene attivato l’adattamento biochimico per cui tutte le necessità energetiche saranno sostenute dai grassi, tramite i corpi chetonici.
Brevi spot di digiuno modificato non attivano nemmeno il catabolismo proteico.

Sono sempre più numerose le pubblicazioni scientifiche a sostegno della validità di questa strategia nutrizionale nelle patologie Neuro-degenerative, Diabete e Oncologiche.

BIBLIOGRAFIA

  1. Intermittent fasting interventions for the treatment of overweight and obesity in adults aged 18 years and over: a systematic review protocol.JBI Database System Rev Implement Rep. 2015 Oct;13(10)PMID: 26571283
  2. Periodic and Intermittent Fasting in Diabetes and Cardiovascular Disease.Curr Diab Rep. 2020 Dec 10;
  3. Clinical Management of Intermittent Fasting in Patients with Diabetes Mellitus. Nutrients. 2019 Apr 18;11(4):873. 
  4. Fasting-mimicking diet plus chemotherapy in breast cancer treatment.
  5. Nat Commun. 2020 Aug 26;11(1):4274.
  6. Fasting and cancer: molecular mechanisms and clinical application.
  7. Nat Rev Cancer. 2018 Nov;18(11):707-719.
  8. Fasting: starving cancer.Lancet Oncol. 2017 Apr;18(4):431. 
  9. Starving tumours.Nat Rev Cancer. 2020 Mar;20(3):141

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